02.02.2009 – SULLA PROPOSTA DI UN COMMISSARIO STRAORDINARIO A ROMA

Da una nota del Ministero per i Beni e le Attività Culturali si apprende che il Ministro di concerto con il Sindaco di Roma intende chiedere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di nominare Guido Bertolaso Commissario straordinario, coadiuvato da Marco Corsini, per “risolvere le problematiche dell’intera area archeologica di Roma e di Ostia Antica”.
La Confederazione Italiana Archeologi accoglie con preoccupazione la notizia, dal momento che un provvedimento di tale urgenza e gravità dovrebbe essere conseguenza di una condizione di degrado ambientale e sfacelo amministrativo che si ha difficoltà ad individuare nei Beni e nelle strutture di competenza della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

La segnalazione di Bertolaso quale Commissario rimanda, nell’immaginario collettivo, a situazioni drammatiche legate a cataclismi naturali o a gravi crisi ambientali. Pur conoscendo la preoccupante situazione in cui versano alcuni monumenti archeologici di Roma si ha difficoltà a riconoscere nella scelta di un esperto di Protezione Civile la giusta soluzione ai problemi.
Ci aspetteremmo, piuttosto, un impegno questo sì straordinario da parte del Ministro per reperire fondi ad hoc per permettere alla Soprintendenza di realizzare gli interventi necessari. Stupisce, inoltre, che l’annuncio sia stato fatto durante l’insediamento del “tavolo tecnico per le problematiche dell’area archeologica di Roma” composto da rappresentanti del Ministero e del Comune di Roma. Mentre si costituisce un tavolo per far passare la gestione della valorizzazione e della fruizione dei beni dello Stato dallo Stato stesso al Comune di Roma, si richiedono poteri straordinari per un Commissario che potrà, evidentemente, operare in deroga alle norme vigenti in materie di appalti, mettendo a rischio anche la selezione qualitativa degli interventi e delle società che li realizzeranno.
Sfugge come possa conciliarsi la nomina di Marco Corsini, Assessore alle Politiche della Programmazione e Pianificazione del Territorio di Roma, con l’apparente decisione di lasciare l’esercizio della tutela alla Soprintendenza di Stato, che quotidianamente esprime pareri e verifica la liceità degli interventi edilizi e urbanistici realizzati nella città.
Preoccupa, anche in riferimento a precedenti non certo incoraggianti, l’apertura alle fondazioni nella gestione dei beni culturali, che devono rimanere dello Stato perché la Costituzione li riconosce come appartenenti a tutti i cittadini italiani. E’ auspicabile che il Ministro si impegni per sostenere il lavoro delle Soprintendenze di Stato e delle migliaia di archeologi e professionisti che vi operano e che da decenni assicurano la tutela e la salvaguardia del nostro patrimonio archeologico, malgrado le croniche carenze di risorse economiche ed il mancato inserimento di nuove energie. Altresì stupisce la creazione di un comitato scientifico che comprenderebbe personaggi senza alcun tipo di esperienza e di competenze nel campo della gestione della tutela e della valorizzazione dei beni archeologici e da cui sarebbero esclusi i professionisti che da decenni quotidianamente operano nello Stato per la tutela e la conservazione del nostro patrimonio.
La Confederazione Italiana Archeologi chiede al Ministro di ritornare sulla sua decisione e di impegnarsi per difendere e rivendicare il ruolo che la Costituzione assegna allo Stato in materia di Beni Culturali. Si chiede, inoltre, di attivarsi per reperire le risorse necessarie al Ministero e alle Soprintendenze per continuare ad operare per garantire la tutela e la conservazione del nostro patrimonio archeologico.