ARCHEOCONTRATTI 2016

ArcheoContratti 2016

2016

PROGETTO IDEATO E REALIZZATO DA CONFEDERAZIONE ITALIANA ARCHEOLOGI

Il progetto Archeocontratti è iniziato alla fine del 2016 durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA) di Paestum, nato dalla necessità di dipanare l’intricata matassa che circonda la condizione lavorativa degli archeologi professionisti e di fornire gli strumenti per capire se si sta per firmare un contratto illegale o un accordo vantaggioso.

All’inizio è stato chiesto ai professionisti dei BBCC l’invio di copie dei propri contratti in forma anonima e con dati sensibili secretati per sviluppare un questionario rivolto agli archeologi.

Durante la prima fase sono pervenuti 64 contratti, per lo più di lettere d’incarico per assistenza archeologica ma anche contratti per lo studio di materiali, catalogazione, riordino documentazioni e ViArch.

Il questionario on-line, sviluppato dallo studio dei contratti inviati, prevedeva domande sulle diverse variabili delle clausole presenti per avere un chiaro panorama a livello nazionale.

Al questionario sono pervenute oltre 200 risposte con cui è stato possibile arrivare a dati più chiari e definitivi della situazione della quale la CIA aveva già un quadro parziale dopo la partecipazione, come partner ufficiale italiano al progetto DISCO (Discovering the Archaeologists of Italy 2012-2014), finalizzato al monitoraggio, allo sviluppo e alla valorizzazione del lavoro degli archeologi in ambito europeo.

Già dal 2014, infatti, era emersa una notevole frammentazione della situazione contrattuale degli archeologi italiani con numerose tipologie di contratti applicati, spesso utilizzate per le stesse mansioni.

Con Archeocontratti si è entrati nello specifico di sette gruppi di clausole contrattuali:

  • compensi
  • modalità e tempistiche di pagamento
  • proprietà intellettuale
  • esclusività
  • recesso
  • penali e obblighi

QUALCHE DATO

Gli archeologi, che hanno risposto al questionario, sono stati per la maggior parte donne di età compresa tra i 25 e i 40 anni, provenienti omogeneamente dal territorio nazionale (con la sola predominante del Lazio).

Il titolo di studio è in genere alto: Master, Specializzazione o Dottorato per quasi la metà, solo il 10% dice di avere la sola Laurea triennale.

La stragrande maggioranza dei contratti firmati consiste in lettere di incarico o genericamente in contratti di collaborazione/prestazione professionale ed in quasi nessuno vi è un richiamo a contratti collettivi nazionali, o, dove presente, si riferisce normalmente o al CCNL Edilizia o a Studi Professionali.

Per oltre la metà dei casi la committenza è rappresentata da una Società o Cooperativa archeologica, molti meno sono i lavori che i professionisti hanno ottenuto direttamente dalla Pubblica Amministrazione, da privati o Università. La casistica dei lavori commissionati è abbastanza varia, ma con percentuali maggiori riguardanti gli scavi, soprattutto di assistenza.

Il grande numero di lavori di scavo in assistenza è probabilmente giustificabile con il fatto che le risposte hanno riguardato lavori svolti nell’ultimo triennio (2014-2016), periodo in cui vi è stata una forte contrazione della richiesta che si è concentrata soprattutto su lavori legati al mondo dell’edilizia e meno su quelli più prettamente di ricerca.

CONCLUSIONI

Il progetto Archeocontratti ha portato alla luce un quadro in cui accanto a situazioni in linea con il mercato moderno e normate secondo la legislazione vigente, ce ne sono altre che presentano clausole vessatorie se non al limite della legalità.

Archeocontratti rimane un progetto in continuo aggiornamento, volto a monitorare nel tempo la situazione contrattuale degli archeologi e istituire un vademecum che renda gli archeologi e le società archeologiche consapevoli dei diritti e dei doveri e, magari, formulare infine un format contrattuale standard.

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