UNA RIPARTENZA PER I BENI CULTURALI POST COVID-19

La grave crisi economica scaturita in seguito alla pandemia causata dal Covid–19 ha reso tangibile la fragilità del mercato legato alla filiera dei Beni Culturali.

Molti professionisti, specialmente quelli legati al comparto turistico o della didattica museale, hanno subito una drastica, e in alcuni casi totale, riduzione del lavoro, a cui per il momento, non sembra possibile porre rimedio, data l’incertezza sulla durata di tale situazione di stallo.

È noto però che gli investimenti nel settore culturale siano considerati remunerativi perchè generano maggior indotto – stimano Impresa Cultura Italia – Confcommercio 2,65 euro di indotto locale ogni euro investito – per questo riteniamo che i professionisti impegnati nella salvaguardia del patrimonio culturale italiano siano in grado, se forniti degli strumenti adeguati, di fungere da traino non solo per la valorizzazione di tale risorsa ma anche per l’intera economia nazionale.

In questo momento storico abbiamo la possibilità di avere tali strumenti, attraverso l’utilizzo dei fondi stanziati per il nostro Paese dal Recovery Fund. La possibilità di spesa di cui possiamo disporre, non deve però essere utilizzata “a pioggia”, ma con interventi mirati e strutturali che creino, nel sistema lavorativo culturale, una nuova partenza sistemica, un nuovo punto di inizio che possa proseguire il suo cammino senza bisogno di interventi a sostegno. Il MiBACT ha già proposto 10 linee di progetti, ancora in fase di elaborazione, per una somma totale vicina a 6,5 Mld di €, alcuni dei quali possono essere utilizzati per impostare il cambiamento sistemico che auspichiamo.

Alla luce di quanto evidenziato la Confederazione Italiana Archeologi ha elaborato alcune misure temporanee e altre permanenti che potrebbero aiutare la ripartenza del sistema dei Beni Culturali italiano. Tali misure, che sottoponiamo al vaglio e all’approvazione di tutti i soggetti che compongono il mondo culturale, sono mirate ai professionisti, attraverso sgravi e contributi fiscali per aggiornamento e spese professionali, alla PA, come progettazione sistemica per la digitalizzazione, la creazione di fondi per la pubblicazione dei risultati di scavo e per l’accessibilità a musei e luoghi della cultura, ma anche ai privati che intraprendono lavori in contesti archeologici.

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