NELLA BASSA BRESCIANA NON SERVONO GLI ARCHEOLOGI?

Lettera aperta all’arch. Stolfi

Gent.mo Soprintendente,

ci rivolgiamo a lei in qualità di rappresentante territoriale di un’Istituzione in cui, come Associazione di categoria, abbiamo piena fiducia, perché alcuni giorni fa ci sono stati segnalati fatti che, sulla base delle informazioni che abbiamo potuto raccogliere finora, ci sembrano preoccupanti e meritevoli di chiarimenti.

Nella seconda metà di giugno, in seguito a lavori privati di livellamento di un campo agricolo a Gambara (BS), sono venute alla luce alcune tombe. Degli scavi che sono seguiti si è occupata l’Associazione “Klousios – Centro studi e ricerche basso Chiese” di Casalmoro (MN), che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha operato – a titolo gratuito e prevalentemente nei fine settimana – sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo competente su base territoriale, dott. Andrea Breda.

Se la situazione sopra delineata corrispondesse alla realtà dei fatti, ci chiediamo come sia stato possibile autorizzare, da parte di codesto spett. Ufficio, uno scavo archeologico che è stato svolto senza una direzione di cantiere adeguata e con l’impiego di personale non in possesso dei requisiti, come previsto dalla normativa vigente, da specifiche circolari della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e dalla recente emanazione del D.M. 244 del 20 maggio 2019 Procedura per la formazione degli elenchi nazionali di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, esperti di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso dei requisiti individuati ai sensi della legge 22 luglio 2014, n. 110.

Ci preme sottolineare infatti che nessuno dei membri dell’Associazione intervenuti sullo scavo, a partire dal loro direttore scientifico, che pure può vantare una pluriennale esperienza in ambito archeologico, risulta essere in possesso di una laurea in Archeologia o di altro titolo assimilabile. L’impiego di volontari, seppur preparati, al posto di professionisti qualificati per svolgere scavi e ricerche archeologiche nel basso bresciano sembra essere un fatto consolidato se anche il Gruppo Archeologico di Montichiari, con sede a Montichiari (BS), può scrivere sul proprio sito web e sui propri canali social che organizza “in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia interventi sul campo destinati per la maggior parte al recupero di situazioni archeologiche in immediato pericolo di conservazione” aperti “a tutti coloro che desiderano praticare l’archeologia” e per cui ”non è richiesto alcun titolo di studio particolare”.

Ci preme sottolineare che la professione di archeologo viene svolta in Italia, in modo attivo, da circa 4.500 professionisti (Dati DISCO2014), di cui la maggior parte, circa 3.500, in forma autonoma o per conto di società archeologiche. Riteniamo che la formazione professionale e l’esperienza che gli archeologi professionisti garantiscono non debba essere in alcun modo confusa con il contributo volontario di appassionati locali privi dei titoli previsti dalla normativa vigente.

Le chiediamo, quindi, chiarimenti su questi fatti che, se confermati, non sembrano rispettare le norme vigenti né tantomeno si accordano con l’orientamento del Ministero che ci pare tenda a considerare sempre più il mestiere dell’archeologo una professione a tutti gli effetti e non un’opera di volontariato.

Certi di un vostro cortese riscontro vi porgiamo i nostri migliori saluti.

https://www.finestresullarte.info/flash-news/4515n_confederazione-archeologi-scavi-illegali-lombardia.php Ph. credit Giornale di Brescia