E’ inaccettabile che, in un paese come l’Italia, sia lo stesso Ministro a proporre la soppressione della Direzione Generale per le Antichità, con la parola “archeologia” che, non solo non compare nella titolatura della nuova superdirezione, ma non viene neanche citata nel corposo testo.
Si elimina
A discapito della Direzione per le Antichità, si mantiene un ufficio centrale per la valorizzazione: come se già non bastasse aver sposato la scellerata idea di scorporare la tutela dalla valorizzazione, decidere di mantenere solo la seconda delle direzioni sembra quasi creare una scala di valori tra le due e pensare che si possa valorizzare il patrimonio indebolendo le strutture che esercitano la tutela.
Questa situazione è il frutto della estrema frammentazione della rete degli archeologi italiani, sempre pronti ad arroccarsi ciascuno tra le file della propria compagine, senza riuscire a costruire una visione d’insieme di categoria, che costituisce la forza di altre professioni, all’interno e all’esterno del Mibact.
Sono mesi che
Il Ministro Bray e l’alta Dirigenza del MiBACT, come si ricava anche dalla natura “informativa” dell’incontro con le parti sindacali interne, sembrano aver deciso di delineare un Ministero a proprio personale ed esclusivo piacimento, ignorando qualunque forma di democratico confronto e recepimento di suggerimenti provenienti da chi quotidianamente per mestiere, e non per incarico politico, svolge la professione di archeologo, dentro o fuori del Collegio Romano.
La Confederazione Italiana Archeologi chiede, dunque, al ministro on. Bray di ritirare il testo presentato e modificarlo accogliendo le proposte sull’archeologia e sugli archeologi avanzate in più sedi dai rappresentanti di categoria.