06.02.2014 – RIFORMA MIBACT: SPARISCE L’ARCHEOLOGIA E SI TORNA ALLE BELLE ARTI

La Confederazione Italiana Archeologi manifesta profondo dissenso nei confronti di alcuni elementi contenuti nel testo di Riforma del MiBACT , elaborato dal Ministro Bray.

E’ inaccettabile che, in un paese come l’Italia, sia lo stesso Ministro a proporre la soppressione della Direzione Generale per le Antichità, con la parola “archeologia” che, non solo non compare nella titolatura della nuova superdirezione, ma non viene neanche citata nel corposo testo.

Si elimina la Direzione che coordina le attività di tutela e gestione del patrimonio archeologico italiano, per costruire un nuovo ufficio che racchiude tutto il patrimonio storico-artistico, facendo tornare alla memoria la fantomatica espressione “Belle Arti” con cui i cementificatori del nostro territorio si rivolgono agli archeologi.

A discapito della Direzione per le Antichità, si mantiene un ufficio centrale per la valorizzazione: come se già non bastasse aver sposato la scellerata idea di scorporare la tutela dalla valorizzazione, decidere di mantenere solo la seconda delle direzioni sembra quasi creare una scala di valori tra le due e pensare che si possa valorizzare il patrimonio indebolendo le strutture che esercitano la tutela.

La Riforma, affiancata ad alcuni provvedimenti adottati dal Ministro Bray, è un ulteriore colpo inferto al settore archeologico del MiBACT, nel solco di un processo di mortificazione dell’archeologia e degli archeologi italiani che non sembra avere fine.

Questa situazione è il frutto della estrema frammentazione della rete degli archeologi italiani, sempre pronti ad arroccarsi ciascuno tra le file della propria compagine, senza riuscire a costruire una visione d’insieme di categoria, che costituisce la forza di altre professioni, all’interno e all’esterno del Mibact

Sono mesi che la Confederazione Italiana Archeologi, spesso insieme ad altre associazioni di categoria, esprime i propri dubbi in merito ai contenuti del Decreto Cultura, al bando dei 500, alle distribuzioni territoriali degli archeologi del MiBACT, alla mancanza di una presa di posizione concreta del Ministro riguardo la Riforma delle Professioni dei Beni Culturali, al continuo aggravio di spesa dovuto a nomine di figure esterne al ministero, ma qualunque richiesta e osservazione è stata pressoché ignorata.

Il Ministro Bray e l’alta Dirigenza del MiBACT, come si ricava anche dalla natura “informativa” dell’incontro con le parti sindacali interne, sembrano aver deciso di delineare un Ministero a proprio personale ed esclusivo piacimento, ignorando qualunque forma di democratico confronto e recepimento di  suggerimenti provenienti da chi quotidianamente per mestiere, e non per incarico politico, svolge la professione di archeologo, dentro o fuori del Collegio Romano.

La Confederazione Italiana Archeologi chiede, dunque, al ministro on. Bray di ritirare il testo presentato e modificarlo accogliendo le proposte sull’archeologia e sugli archeologi avanzate in più sedi dai rappresentanti di categoria.