20.11.2009 – ARCHEOLOGIA PREVENTIVA E NUOVI SBOCCHI OCCUPAZIONALI

Nell’ambito della XII Borsa del Turismo Archeologico di Paestum il Presidente della Confederazione Italiana Archeologi, Giorgia Leoni, è intervenuta alla Tavola Rotonda ARCHEOLOGIA PREVENTIVA E NUOVI SBOCCHI OCCUPAZIONALI, promossa dalla rivista ArcheoNews. L’incontro ha messo a confronto professionisti che operano nel campo dell’archeologia preventiva nel tentativo di evidenziare le prospettive occupazionali e le criticità della Legge.

Il presidente Giorgia Leoni ha proposto un intervento dall’eloquente titolo “Archeologia Preventiva: l’ennesima occasione perduta”, in cui ha sottolineato che la Legge costituisce un importante passo in avanti perchè introduce nella legislazione italiana il concetto di Archeologia nell’ambito delle norme che regolano il settore dei Lavori Pubblici. “La Legge sull’Archeologia Preventiva continua ad essere tronca – dichiara Giorgia Leoni – perchè il Decreto è relativo alle fasi preliminari alla realizzazione delle grandi opere e fa riferimento esclusivamente ad interventi al di sopra di soglie economiche molto alte, tralasciando la maggior parte degli interventi archeologici che quotidianamente si svolgono nel nostro paese.

La Confederazione Italiana Archeologi esprime preoccupazione per il modo in cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sta gestendo la vicenda dell’Elenco degli Archeologi esterni abilitati a firmare le documentazioni per le verifiche di impatto archeologico.

Non solo non è stato ancora pubblicato online il modulo per l’iscrizione all’elenco – continua Giorgia Leoni – ma il nuovo regolamento introduce una norma per la quale gli archeologi liberi professionisti devono avere, oltre la laurea, il diploma di specializzazione o il dottoraro di ricerca, mentre i docenti universitari che partecipano come singoli non ne hanno bisogno. Questo principio, profondamente discriminatorio, non fa che aggravare una situazione già di per sè sfavorevole ai singoli professionisti che si ritroveranno a partecipare a gare d’appalto contro interi dipartimenti universitari, dotati di manovalanza, strumentazioni e strutture chiaramente non paragonabili e spesso finanziati con fondi pubblici.
Come se non bastasse la norma esclude gli studi associati, le società e le cooperative archeologiche che da anni operano nel settore, violando il Trattato UE e la nostra Costituzione, come è stato denunciato in una lettera alle più alte cariche dello Stato che la Confederazione Italiana Archeologi ha firmato, insieme a rappresentanti del settore edile di CGIL-CISL-UIL, all’OICE e alla LEGACOOP.