19.02.2009 – NON SERVONO COMMISSARI, SERVONO REGOLE

La proposta di commissariamento delle Soprintendenze di Roma e Ostia ha generato una profonda preoccupazione tra le associazioni professionali e centinaia di liberi professionisti, soci di cooperative, società archeologiche e studenti universitari, che hanno sentito la necessità di incontrarsi e confrontarsi per comprendere le ragioni che hanno spinto il Ministero a proporre questo provvedimento e le possibili ricadute e conseguenze che questo potrebbe avere sulle vite lavorative di tutti gli archeologi. Si è costituito, quindi, un coordinamento di cui fanno parte l’Associazione Nazionale Archeologi, gli Archeologi in Mobilitazione, la Confederazione Italiana Archeologi e alcune società e liberi professionisti.
Non entriamo nel merito della scelta di Guido Bertolaso, la cui figura è legata, nell’immaginario collettivo, a cataclismi naturali o a gravi crisi ambientali. Stupisce, però, che a fronte della dichiarata urgenza connessa al presunto degrado delle aree archeologiche romane e ostiensi non sia stata ancora resa pubblica la relazione tecnica che, denunciando le emergenze e le criticità che affliggono tali aree, renda necessaria la nomina di un commissario straordinario.
Preferiremmo ragionare in termini di revisione e riorganizzazione strutturale del sistema Archeologia, piuttosto che continuare ad assistere, come avviene ormai da troppi anni, ad interventi che rispondono solo a logiche emergenziali e legate a contingenze specifiche, non sempre di natura archeologica.
Il sistema Beni Culturali e l’archeologia in particolare stanno vivendo un momento di profonda crisi, ma restiamo convinti che la soluzione dei problemi debba necessariamente passare attraverso la riorganizzazione complessiva degli assetti del settore, che chiarisca compiti e ruoli di tutti i soggetti interessati.
Noi vogliamo contribuire alla ridefinizione di questi assetti anche ripensando l’attuale organizzazione del Mibac, frutto delle troppe pseudoriforme che negli ultimi anni ne hanno sminuito il ruolo, mettendone in discussione alcune figure chiave e delegando agli enti locali e all’università funzioni fondamentali che la Costituzione del 1948 riconosce come compito esclusivo dello Stato: non vogliamo apparire conservatori, ma riformatori non accecati dall’emergenza di turno, troppo spesso utilizzata per mascherare altri fini.
Questo processo non può che cominciare dalla definizione e dal riconoscimento della figura professionale e del ruolo sociale dell’archeologo, a partire dalla formazione universitaria, che oggi manca di percorsi formativi che rispondano a elevati criteri qualitativi nazionali, pur nel rispetto delle specificità territoriali. Vogliamo che l’Università operi in funzione del suo primario scopo, cioè la formazione e l’innovazione nella ricerca metodologica, non intervenendo nel mercato del lavoro, già afflitto da una mancanza pressoché totale di regole che genera gravi sperequazioni.
La tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico, pur essendo tecnicamente gestita da poche decine di funzionari e dirigenti del Ministero, si reggono sul lavoro quotidiano che migliaia di professionisti svolgono sui cantieri delle grandi infrastrutture e aree archeologiche, privi di qualunque garanzia lavorativa e riconoscimento dell’attività scientifica svolta. Per questo auspichiamo la convergenza di tutti gli archeologi, anche e soprattutto di coloro che lavorano all’interno del Mibac, per sostenere la proposta delle Associazioni professionali di apertura di un tavolo tecnico che definisca la figura dell’archeologo.
Siamo convinti che solo un mercato normato basato su criteri qualitativi e selettivi, nel quale le regole siano certe e condivise, le professionalità riconosciute nelle diverse sfaccettature e competenze, possa essere un modello sano e funzionale alla tutela del patrimonio culturale, alla crescita economica e allo sviluppo della conoscenza.
Chiediamo, inoltre, che si avvii un meccanismo virtuoso in cui a partecipare delle decisioni di questo settore siano chiamati non solo i dirigenti del Ministero e i professori universitari, ma tutti soggetti coinvolti a vario titolo nella tutela e nella valorizzazione, per far prevalere uno spirito di collaborazione e di condivisione degli intenti a partire dall’elaborazione delle modifiche alla Legge sull’Archeologia Preventiva, per giungere ad un testo che possa essere condiviso dalle Istituzioni e dai professionisti coinvolti, primi fra tutti gli archeologi.

Astrid D’Eredità  astrid.deredita@archeologi.it

Valentina Di Stefano  ufficiostampa@archeologi-italiani

Marta Casalini m.casalini@gmail.com

Con l’adesione di ASSOTECNICI