CHI DIRIGE GLI ENTI DI TUTELA IN SICILIA NON HA MAI FATTO UN CONCORSO PER I BENI CULTURALI

La situazione del patrimonio culturale in Sicilia sembra sempre più fuori controllo. A ruota libera, deliberati e normative stanno triturando quel che rimane di un’idea lungimirante della via autonomistica dei Beni Culturali. Tutto è invece franato e in perenne cedimento, davanti alla intemerata rivalsa di una rappresentanza poco attenta alle finalità degli alti compiti che la Cultura ha loro affidato.

Alla inefficacia dei ruoli di competenza, si associa a volte, il protervo dispositivo amministrativo che sovrappassa tutte le buone pratiche e i diritti non solo sociali e/o perlomeno anche quelli connessi ad esercizi di gestione specialistica come quella di un Museo, di un’area archeologica, ecc. Che ne sarà mai quando al loro destino lavorano le più incerte capacità di uomini provenienti da “formazione” in totale lontananza ed anche contrasto con la “materia culturale”?

È stato pubblicato il 4 settembre il decreto n. 3367 con cui il dirigente generale del Dipartimento dei beni culturali ed identità siciliana ha nominato i responsabili delle 34 posizioni organizzative che aveva istituito con il decreto n. 2314 del 15.6.2023.

Con un appello che ha ricevuto molte importanti adesioni abbiamo segnalato subito il fatto che la grande maggioranza di questi nuovi incarichi professionali si limitano a funzioni di semplice supporto ai dirigenti nella “gestione degli adempimenti amministrativo-tecnico-contabili”, che sono già nelle mansioni dei funzionari diplomati. In realtà, invece, le posizioni organizzative sono state introdotte dal vigente CCRL (contratto collettivo regionale di lavoro) per essere assegnate alle elevate funzioni tecnico-scientifiche che nel settore dei beni culturali corrispondono ai “professionisti dei beni culturali” (art. 9bis del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).

Invece, questi incarichi nel dipartimento Beni Culturali sono stati trasformati in funzioni di natura puramente istruttoria-amministrativa, ad eccezione di 5 per i beni archeologici ed uno solo per quelli storico artistici. Ma solo 3 di questi sono stati assegnati a funzionari archeologi. Addirittura, l’unico incarico di coordinamento di una sezione storico-artistica non è stato assegnato al funzionario storico dell’arte che ne aveva fatto richiesta, ma ad un funzionario con mansioni di “assistente tecnico”, come tutte le altre 30 posizioni organizzative. Quindi, una volta di più nella Regione Siciliana, si è deciso di non utilizzare a vantaggio della Pubblica Amministrazione l’elevata professionalità dei funzionari direttivi archeologi, archivisti, storici dell’arte – circa cinquanta – vincitori di un concorso per “dirigente tecnico dei beni culturali” che rimangono privi delle mansioni direttive specialistiche per cui vennero assunti quasi vent’anni fa. La conseguenza grave di tale scelta organizzativa è che in Sicilia, in modo difforme dal resto del territorio nazionale, la responsabilità dei procedimenti di tutela dei beni culturali non è affidata a chi ne ha la titolarità per legge, che equivale poi alla necessaria “logica competenza” insidiando, in tal modo, la legittimità degli atti dell’amministrazione regionale e costituendo un grave pericolo per la salvaguardia del patrimonio culturale. Senza le adeguate competenze scientifiche nei ruoli direttivi dei beni culturali cosa resterà del sistema regionale di tutela e dell’applicazione in Sicilia dell’articolo 9 della Costituzione?

LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE
Confederazione Italiana Archeologi
Italia Nostra
Memoria e Futuro
Ranuccio Bianchi Bandinelli
Emergenza Cultura
Icom Italia
CGIL FP

Comunicato stampa