15.12.2015 – GARE D’APPALTO ITALGAS: TRASPARENZA SU CONTRATTI E CIFRE DESTINATE ALL’ARCHEOLOGIA

In merito a quanto apparso in data 12.01.2016 sul profilo Facebook dell’on. Mauro Pili, la Confederazione Italiana Archeologi esprime profondo sdegno. L’ex Governatore della regione Sardegna, oggi parlamentare presso la Camera dei Deputati ha pubblicato un video in cui si mostra uno scavatore meccanico in azione nel sito archeologico di Mont’e Prama, in Sardegna.

Gli archeologi che lavorano nel sito sono stati “beccati”, non “in flagranza di reato” come dichiara Mauro Pili, ma mentre rimuovono terra di riporto dai margini per provvedere alla ricopertura delle evidenze archeologiche in vista della pausa invernale dei lavori, già preventivata da tempo, come ha spiegato durante una conferenza stampa l’archeologo, il funzionario della Soprintendenza Archeologica e direttore scientifico, dott. Alessandro Usai.

Di questa vicenda lasciano sgomenti due aspetti: il primo riguarda la pretestuosa pubblicazione del video da parte di una personalità politica che definisce lo scavo un “fatto gravissimo”, “un atto contro il suo popolo e la sua terra”, evidenziando così tutta la propria ignoranza in materia di scavi archeologici, durante i quali alcune operazioni avvengono normalmente attraverso l’uso del mezzo meccanico, sempre sotto la stretta sorveglianza dell’archeologo (chiaramente presente anche nel video).
Il secondo aspetto è l’utilizzo strumentale di questo video, con cui si cerca, in maniera invero maldestra, di fare leva sul senso di appartenenza dei sardi alla propria terra e alla propria storia. La pubblicazione del post ha scatenato una sequela di commenti di una violenza inaccettabile, che giungono in alcuni casi a inneggiare alla morte dei colleghi del Ministero e della Cooperativa incaricata dei lavori, ai quali non possiamo che esprimere tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza.

Quello che stupisce di più, tuttavia, non è la virulenza dei commenti, chiaramente opera di persone totalmente ignoranti in materia di archeologia, quanto il comportamento dell’on. Pili, che ben lungi dal prenderne le distanze, si è premurato di rimuovere dai propri account social le repliche di tutti coloro, fra i quali molti addetti ai lavori, che hanno cercato di spiegare come funziona la pratica di uno scavo archeologico scientifico.

Quel che è avvenuto si inserisce in un clima di attacco e intimidazione nei confronti dell’archeologia che va avanti ormai da troppo tempo, e in cui si è consentito il proliferare di associazioni pseudo-culturali che non apportano alcun contributo all’identità della Sardegna e dei Sardi.

Intendiamo ricordare all’on. Pili, e a chi come lui reputa il nostro lavoro un inutile spreco di soldi e di tempo, che gli archeologi si formano dopo anni di studi e di pratica sul campo, nei magazzini o nei musei, divenendo dei professionisti altamente qualificati, come stabilisce la Legge, da ultimo la L. 110/2014.

Riteniamo dunque inaccettabile che chiunque non abbia la medesima preparazione possa permettersi di mettere in dubbio le procedure scientifiche che utilizziamo quotidianamente per salvaguardare il nostro patrimonio archeologico.

Non siamo tutti CT da bar che si permettono di criticare con gli amici la formazione della Nazionale scesa in campo nell’ultima partita.

Non possiamo esserlo con la professionalità degli altri.

Non possiamo accettare che lo facciano con la nostra.