02.11.2015 – DIREZIONI DI MUSEI E AREE ARCHEOLOGICHE: UNA NUOVA SCONFITTA PER GLI ARCHEOLOGI ITALIANI

La Confederazione Italiana Archeologi manifesta le proprie perplessità riguardo le nomine dei direttori dei musei emanate dalla Direzione Generale del MiBACT.

A fronte di circa 90 tra musei e aree archeologiche da assegnare in tutto il territorio nazionale, solo 36 sono stati i funzionari archeologi nominati direttori. Risulta difficile individuare il criterio metodologico di assegnazione degli incarichi, in un contesto generale che vede numerosi musei e siti archeologici affidati a direttori architetti o storici dell’arte, da Villa Adriana al Museo di Ravenna, da Sarsina al Museo di Nola.

Siamo contenti – dichiara il presidente Alessandro Pintucci – che il ministro Franceschini abbia ascoltato la richiesta, arrivata da più parti, sulla nomina di un archeologo alla direzione del Museo Pigorini, peccato però che il criterio della formazione specialistica non sia stato ritenuto indispensabile per altre realtà. Ci chiediamo quali indirizzi scientifici e obiettivi gestionali saranno elaborati da uno storico dell’arte chiamato a dirigere un museo archeologico o da un architetto nominato in una villa romana.

Allo stesso modo – prosegue Pintucci – stupisce che in alcune regioni a singoli archeologi siano stati affidati due o più istituti, anche territorialmente molto distanti, con il caso ecaltante della Basilicata con ben 6 siti assegnati ad un solo funzionario. Come si può garantire l’azione costante di conservazione, tutela, ricerca, diffusione della conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio archeologico con una tale distribuzione degli incarichi?

Sappiamo bene che i funzionari archeologi – continua Pintucci – hanno scelto in prevalenza di continuare a lavorare sulla tutela del territorio nelle Soprintendenze e che quindi il numero di archeologi disponibili a dirigere siti e musei sarà stato inferiore a quello di storici dell’arte o architetti. Ma il problema resta di metodo: il Ministero avrebbe mai affidato la Pinacoteca di Bologna, il Vittoriano o Castel del Monte ad un archeologo? Siamo convinti che non succederà mai e uno dei motivi è che la nostra, fuori come dentro il Ministero, continua ad essere una categoria molto debole, che non riesce ad incidere con un’azione culturale e politica unitaria ed efficace.

La Confederazione Italiana Archeologi confida che il MiBACT, così come per i grandi musei, pubblichi la rosa dei nomi tra cui sono stati selezionati i nuovi direttori, in modo da fare chiarezza sui criteri che hanno dettato le scelte operate come sulla decisione di emanare bandi per musei attribuiti poi ai direttori stessi dei Poli Museali.