Gli archeologi italiani accolgono con profondo stupore la lista dei quesiti a risposta multipla tra i quali verranno estratte le domande per la preselezione del concorso da Archeologo F1, pubblicata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Si apprende che il Ministero, dopo aver individuato nel Diploma di Specializzazione e nel Dottorato di Ricerca in Archeologia, ossia in ben sette anni di formazione universitaria, i requisiti minimi di accesso al concorso, non ha previsto nel test preselettivo alcuna domanda di carattere archeologico, per lasciare posto, invece, a domande di matematica, scienze e cultura varia di dubbia funzionalità, come, ad esempio, cosa sia l’endometrio, o quale sia il prodotto più noto del Senegal, senza contare la soluzione di equazioni. Basti pensare che a fronte delle 450 domande di scienze e ben 500 di matematica, siano state previste solo 250 domande di educazione civica, come se per diventare un Archeologo funzionario dello Stato fosse più importante sapere cose del genere piuttosto che conoscere l’ordinamento legislativo dello Stato e del Ministero stesso.
Gli archeologi italiani hanno invece più volte pubblicamente sottolineato la necessità che i criteri e le modalità di selezione del personale scientifico del Ministero siano giusti, efficaci ed oggettivi, adeguati alle importanti funzioni di tutela del patrimonio culturale italiano che essi andranno a svolgere.
Le Associazioni di categoria degli archeologi italiani si battono per costituire una categoria di archeologi professionisti e ricercatori di archeologia, preparati, efficienti e responsabili, in grado di affrontare le grandi e delicate questioni che riguardano il patrimonio culturale italiano, i servizi connessi e le problematiche legate alle trasformazioni del territorio.
A ciò si aggiunga che il Ministero non ha indicato le percentuali di domande delle varie materie che saranno poi effettivamente utilizzate nel test preselettivo, augurandoci che non rispettino quelle appena pubblicate.
Gli archeologi italiani sottolineano, infine, in questo concorso, le evidenti differenze da una regione all’altra non solo nel numero dei posti disponibili, come già denunciato con documenti di protesta e con una petizione on line che ha già raccolto oltre 1.000 firme, ma ora anche nella tempistica della gestione dell’espletamento delle pratiche concorsuali, con regioni che svolgeranno il test preselettivo anche ad un mese di distanza l’una dall’altra: dalle Marche a novembre, alla Lombardia a dicembre inoltrato.
Alla luce di queste considerazioni, le Associazioni di categoria degli archeologi italiani chiedono al Ministero per i Beni e le Attività Culturali un immediato e forte ripensamento dei criteri e delle modalità concorsuali, che, come dimostrano anche i test appena pubblicati, risultano molto lontani dalla formazione e dalle pratiche professionali degli archeologi, e riducono questo concorso quasi ad una farsa, che svilisce la dignità professionale ed umana di una categoria professionale, invece, altamente qualificata e che già, sia all’esterno che all’esterno dell’attuale organico del Ministero, svolge una funzione di assoluto rilievo nella tutela del patrimonio culturale italiano.
14.10.2008 – CONCORSO PER ARCHEOLOGI AL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI. DALL’ENDOMETRIO AL PRODOTTO TIPICO DEL SENEGAL: PER GLI ARCHEOLOGI ITALIANI I TEST PRESELETTIVI SONO UNA FARSA.